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Un ritratto impietoso della storia italiana degli ultimi trent’anni. Fini raccoglie in quest’opera alcuni articoli che scrisse su vari giornali (l’Europeo, L’Indipendente, il Gazzettino,…), mostrando un peggioramento del carattere italiano, con un aumento dei vizi (a cominciare dal conformismo, per passare poi ad una crescente arroganza) e una diminuzione delle virtù, soprattutto per quanto riguarda la classe politica. Negli anni ‘80 il Psi, guidato da Craxi, crea, insieme al pentapartito e al PCI (con Tangentopoli saranno inquisiti oltre 100 pidiessini, eredi del PCI, smentendo il luogo comune che vuole che il pool di Mani Pulite non abbia indagato i comunisti) un sistema di tangenti, clientelare ed estremamente capillare (dal grande manager sino all’usciere di qualunque ente pubblico), riguardante sia il settore pubblico sia il settore privato. Fini criticava già la partitocrazia all’inizio degli anni ‘80 (è esilarante, riletta oggi, l’intervista che Fini fece a Piero Bassetti, primo presidente della regione Lombardia ed esponente della DC, il quale nel ‘83 affermava che i partiti sono destinati a ridimensionarsi, rispetto agli anni ‘70 e ‘60) e difenderà l’operato del pool di Mani Pulite dai critici (Sgarbi, Ferrara, Ostellino,…) anche perché conosce bene la materia del diritto penale (all’università, Fini passò tale materia col massimo dei voti). Tuttavia, ancor più che gli articoli di cronaca politica, sono particolarmente godibili i suoi ritratti di celebrità del mondo della politica (Craxi, Martelli, Cusani, Schifani), del giornalismo (Tobagi, Fallaci, Pansa, Magdi Allam) e dello spettacolo (Benigni, Ricci, Mina, Vespa, Costanzo). Il libro si chiude con il ritratto (sociologico) di Berlusconi (2010), così come si apre con la descrizione di Milano Due (1980). Non assegno il massimo dei voti, perché in molti articoli Fini ripete le stesse frasi: questo è un limite che hanno tutti i libri che sono un collage di articoli di giornale.
Raccolta di articoli imperdibile. 30 anni di storia italiana visti da un cronista lucido, spietato, mai allineato e sempre controcorrente. Per capire come in Italia «tutto cambia affinchè nulla cambi».
Gli ultimi vent’anni di storia nazionale ripercorsi attraverso gli articoli -amari ed esilaranti- di uno dei più grandi giornalisti italiani viventi. Massimo Fini è diretto, sferzante, -purtroppo- profetico, dotato di uno stile lipido e brillante e di uno sguardo libero. A volte (per chi lo segue da tempo) ripetitivo. Ma non per il vizio del «taglia-incolla
Le raccolte di articoli di giornale non sono mai entusiasmanti, perché é come mangiare una deliziosa brioche ormai diventata rafferma. Questa non fa eccezione, anche se non mi sono sottratto neppure stavolta dal leggere Massimo Fini, i cui libri amo moltissimo («Ragazzo