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Senz'anima. Italia 1980-2010

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Titolo: <strong>Senz'anima. Italia 1980-2010</strong></br></br>
Autore: <strong>Massimo Fini</strong></br></br>
Editore: <strong>TEA</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2012</strong></br></br>
EAN: <strong>9788850227952</strong></br></br>

<p>Un ritratto dell'Italia contemporanea, un paese privo di principi, di valori condivisi che non siano il Dio Quattrino, inguaribilmente volgare, senza dignità e onore, spietato senza essere virile, femmineo ma non femminile, corrotto, intimamente mafioso, devastato nel suo straordinario paesaggio, naturale, urbano, artistico, che lo ingentiliva insieme alla sua gente. Una parodia di democrazia sequestrata dai partiti e dai suoi mediocri esponenti che la violentano, la abusano, la stuprano a comodo loro. "Senz'anima" fotografa uno spazio, mentale, antropologico, politico, quello dell'Italia degli ultimi trent'anni, seguendo l'avventura giornalistica di Massimo Fini, uomo senza appartenenze, dal mitico "Europeo" all'"Indipendente" fino al "Fatto Quotidiano". Della penna dissacrante di Fini non potevano mancare le "stroncature" e anche i ritratti (mai disgiunti, questi, da una dolente pietas) dei personaggi - da Craxi a Martelli, da Cossiga a Berlusconi, da Gardini a Scalfari, da Costanzo a Vespa - che hanno contribuito a conciare l'Italia così com'è.</p>
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<strong>Senz'anima</strong> (Chiarelettere - 2010) «Vorrei essere un talebano, un kamikaze, un afghano, un boat people, un affamato del Darfur, un ebreo torturato dai suoi aguzzini <br/>Massimo Fini frequenta il Liceo ginnasio Giosuè Carducci, lo stesso frequentato da Claudio Martelli (che gli fu compagno di banco). Al Liceo Berchet (un altro dei 
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L’Italia degli ultimi trent’anni visti con lo sguardo arguto, critico, squisitamente ironico e obiettivo, di uno dei più grandi giornalisti italiani dell’Italia post-sessantottina. Attraverso una carrellata di svariati articoli, il libro raccoglie il punto di vista di un autore che non si è fatto piegare e persuadere dal potere seducente e corruttore tipico italiano, benché ne avesse la possibilità conoscendo da vicino coloro che hanno fatto della corruzione il motore della propria carriera. Ed è anche di loro che Massimo Fini parla, ma non solo. Anche di eventi storici, filtrati attraverso i ricordi, belli o brutti, della sua giovinezza ed età adulta. Un libro scorrevole, piacevole, che fa riflettere e in fondo incazzare. Non manca qualche contenuto che si ripete, ma è una pecca riscontrata in tutti i testi che raccolgono numerosi articoli.

Un ritratto impietoso della storia italiana degli ultimi trent’anni. Fini raccoglie in quest’opera alcuni articoli che scrisse su vari giornali (l’Europeo, L’Indipendente, il Gazzettino,…), mostrando un peggioramento del carattere italiano, con un aumento dei vizi (a cominciare dal conformismo, per passare poi ad una crescente arroganza) e una diminuzione delle virtù, soprattutto per quanto riguarda la classe politica. Negli anni ‘80 il Psi, guidato da Craxi, crea, insieme al pentapartito e al PCI (con Tangentopoli saranno inquisiti oltre 100 pidiessini, eredi del PCI, smentendo il luogo comune che vuole che il pool di Mani Pulite non abbia indagato i comunisti) un sistema di tangenti, clientelare ed estremamente capillare (dal grande manager sino all’usciere di qualunque ente pubblico), riguardante sia il settore pubblico sia il settore privato. Fini criticava già la partitocrazia all’inizio degli anni ‘80 (è esilarante, riletta oggi, l’intervista che Fini fece a Piero Bassetti, primo presidente della regione Lombardia ed esponente della DC, il quale nel ‘83 affermava che i partiti sono destinati a ridimensionarsi, rispetto agli anni ‘70 e ‘60) e difenderà l’operato del pool di Mani Pulite dai critici (Sgarbi, Ferrara, Ostellino,…) anche perché conosce bene la materia del diritto penale (all’università, Fini passò tale materia col massimo dei voti). Tuttavia, ancor più che gli articoli di cronaca politica, sono particolarmente godibili i suoi ritratti di celebrità del mondo della politica (Craxi, Martelli, Cusani, Schifani), del giornalismo (Tobagi, Fallaci, Pansa, Magdi Allam) e dello spettacolo (Benigni, Ricci, Mina, Vespa, Costanzo). Il libro si chiude con il ritratto (sociologico) di Berlusconi (2010), così come si apre con la descrizione di Milano Due (1980). Non assegno il massimo dei voti, perché in molti articoli Fini ripete le stesse frasi: questo è un limite che hanno tutti i libri che sono un collage di articoli di giornale.

Raccolta di articoli imperdibile. 30 anni di storia italiana visti da un cronista lucido, spietato, mai allineato e sempre controcorrente. Per capire come in Italia «tutto cambia affinchè nulla cambi».

Gli ultimi vent’anni di storia nazionale ripercorsi attraverso gli articoli -amari ed esilaranti- di uno dei più grandi giornalisti italiani viventi. Massimo Fini è diretto, sferzante, -purtroppo- profetico, dotato di uno stile lipido e brillante e di uno sguardo libero. A volte (per chi lo segue da tempo) ripetitivo. Ma non per il vizio del «taglia-incolla

Le raccolte di articoli di giornale non sono mai entusiasmanti, perché é come mangiare una deliziosa brioche ormai diventata rafferma. Questa non fa eccezione, anche se non mi sono sottratto neppure stavolta dal leggere Massimo Fini, i cui libri amo moltissimo («Ragazzo