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Serenità. L'arte di saper invecchiare

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Titolo: <strong>Serenità. L'arte di saper invecchiare</strong></br></br>
Autore: <strong>Wilhelm Schmid</strong></br></br>
Editore: <strong>Fazi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788876256806</strong></br></br>

<p>Da molto tempo l'arte di vivere è il tema di cui mi occupo, non perché la possieda, ma perché ne ho bisogno". Nessuno può insegnarci come vivere né come invecchiare con serenità. E questo di certo non è l'intento del libro che avete tra le mani. Piuttosto, Schmid suggerisce "dieci passi per raggiungere la serenità, che possono emergere dalle nostre osservazioni, dalle nostre esperienze e da ciò a cui siamo sopravvissuti". Se l'ars vivendi implica la consapevolezza della propria mortalità, accettarla porta ad abbracciare la vita nella pienezza delle sue stagioni. Primavera, estate, autunno, inverno. Infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia. Come un moderno Montaigne, con la leggerezza dei grandi pensatori, l'autore ragiona sul concetto principe della filosofia occidentale: la serenità. Da Epicuro in poi i filosofi si sono interrogati sul principio dell'atarassia, stella polare che orienta l'uomo nel suo cammino. Oggi questo cammino è diventato una corsa senza meta, dominata dalla brama di un successo irraggiungibile, di un futuro che non è mai presente. La vecchiaia è una minaccia, non il coronamento di un'esistenza piena. Dobbiamo riappropriarci della serenità per riconquistare la joie de vivre e, per farlo, un primo passo è pensare le diverse fasi della vita come tappe di un viaggio di cui la vecchiaia è il capitolo finale, cui affidarsi "con la maggiore tranquillità possibile". Vivere non è morire, ma affinare l'arte di saper invecchiare.</p>
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In questo libro ci sono pagine profonde, ma anche considerazioni banali e ovvie. Diventare vecchi vuol dire confrontarsi con la morte, l’altra faccia della vita non esisterebbe l’una se non ci fosse anche l’altra. Al termine del libro ci sono parole consolatorie che faccio mie perché le considero veritiere e logiche: «… la vita, diversamente da quanto tendono ad ammettere gli esseri umani moderni, non finisce mai nel nulla, bensì in qualcosa di diverso e più grande».

Si legge con dolcezza. Offre molti spunti di riflessione a chi entra nell’ultimo tratto dell’esistenza.