Sette mari tredici fiumi Scarica PDF EPUB

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Sette mari tredici fiumi

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Titolo: <strong>Sette mari tredici fiumi</strong></br></br>
Autore: <strong>Monica Ali</strong></br></br>
Editore: <strong>Tropea</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2003</strong></br></br>
EAN: <strong>9788843804429</strong></br></br>

<p>Nazneen ha sempre saputo che ribellarsi al Destino è una battaglia persa, fin da quando sua madre, convinta di essere preda di un'indigestione, l'ha partorita più morta che viva nel fango di un villaggio del Bangladesh. Nessuno l'ha soccorsa in quell'occasione. E nessuno è intervenuto quando, anni dopo, si è trasferita a Londra per sposarsi con Chanu Ahmed, un uomo grasso con la faccia da rana e il doppio dei suoi anni. Scelto da suo padre. Immigrata tra immigrati nel cuore dell'East End londinese, le sue giornate si susseguono al chiuso di un appartamentino soffocato da mobili scuri. Il fiume della vita scorre davanti ai suoi occhi malinconici, mentre il velleitario Chanu dedica tutto il tempo a inseguire una promozione che non arriverà mai.</p>
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Ho trovato questo libro molto interessante e avvincente, descrive molto bene la comunita’ bengalese di Londra, in tutti i suoi aspetti forse incomprensibili dall’esterno. Mi sono piaciuti molto la relazione fra le due sorelle lontane e il personaggio di Razia. L’unico neo e’ lo stile, a volte un po’ pesante e non facile da leggere. Nel complesso, consigliato.

Negli ultimi anni, soprattutto in Inghilterra, il fenomeno della letteratura «postcoloniale» è esploso con effetti a volte disastrosi. Ricorda un pò quanto Spike Lee qualche anno fa diceva che in America bastava essere neri per poter fare film, anche senza idee. Monica Alì ha ben poco da dire di nuovo sull’argomento e sulla dicotomia integrazione/integrità e lo dice anche in modo abbastanza noioso.

Un libro che permette di capire le difficoltà a cui vanno incontro le popolazioni extra-comunitarie per inserirsi in una realtà occidentale … in questo caso la popolazione del bangladesh a Londra. Carino, ma forse più adatto per un pubblico femminile e con 100 pagine di troppo.

Anch’io, come Libetta, mi sono avvicinata a questo romanzo dopo aver letto «L’omonimo

Un misto tra uno stile allusivo molto gradevole e delle pagine (dalla seconda meta’ soprattutto) cariche, esagerate, che puntano alle emozioni facili e paiono tratte da una fiction. Sembrano esserci delle costanti nei libri che parlano di indiani espatriati, al di la’ della intuibile nostalgia ed il formare una comunita’ tra loro (che pure e’ presente in abbondanza), inoltre frequenti descrizioni di cibi e di come vengono cucinati, immancabili mogli da matrimonio combinato che pian piano scoprono di apprezzare il marito e di amarlo piu’ di qualsiasi matrimonio che abbia l’amore all’origine, la ribellione dei figli nati in America od Inghilterra ed il loro prevedibile disinteresse per le tradizioni dei genitori. Nel «genere» rimane sempre piu’ brava Jhumpa Lahiri, soprattutto nei suoi racconti d’esordio, minimalisti quantomeno (mentre il suo romanzo L’omonimo ha molti punti di contatto con Sette mari).