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Comincio col dire che sono in perfetto disaccordo con il commento del recensore «sulass». Come anche non condivido l’idea di letteratura che avanza. Un libro non è cattivo perché risulta prevedibile quanto in esso accade ai personaggi - cosa che peraltro non è neppure vera nel caso specifico del libro -, ma perché non riesce a smuovere nulla nel mentre narra. C’è una serie sterminata di libri su storie di amicizie e piccole comunità nella letteratura americana contemporanea, i cui elementi principali si muovono molto spesso sulle medesime traiettorie, ma la maestria sta proprio nel come questo gioco assai prevedibile viene condotto e architettato. Ebbene, Nickolas Butler è stato per me una piacevolissima sorpresa. Premetto però che ho letto il libro in lingua originale - non posso perciò valutare la bontà della traduzione. Mi ha fatto emozionare e commuovere, riflettere e pensare, mi ha condotto vicino a ciascuno dei personaggi facendomene apprezzare i lati apparentemente cristallini e quelli più nascosti. Ogni personaggio ha qui una storia e un vissuto sapientemente sviluppati e dipanati attraverso le pagine. E’ dai tempi di «Ruggine Americana» di Philipp Meyer che non leggevo un libro sull’argomento che mi lasciasse così tante emozioni. Da leggere assolutamente!
Basterebbe una parola per definire questo libro BANALE, ma possiamo aggiungere anche ripetitivo. storiella gia letta e gia vista in tv, vanno bene i libri leggeri e scorrevoli ma creare giri di parole per renderlo più profondo e più intenso oltre ad avermi annoiato mi ha portato a perdere quel poco di interesse che il libro potrebbe suscitare. Si capisce ancora prima di leggere cosa capiterà ad ognuno dei personaggi. I bei libri sono altri, questo finirà per diventare una storiella tv su amicizie e amori vissute in una piccola cittadina americana.
Questo romanzo sull’amicizia che resiste al tempo e all’inevitabile cambiamento di ogni uomo, sulla necessità di avere forti radici dove ritrovare i propri valori, lascia una piacevole sensazione di malinconia, appena concluso, quasi si volesse rimanere ancora aggrappati a quei luoghi e a quelle vite. Ogni capitolo è raccontato in prima persona da uno dei 4 amici, rappresentando un’angolatura del loro rapporto diversa, uguale tuttavia nella forza che li trattiene, al di fuori di stereotipi romantici che avrebbero infastidito. Un ritratto semplice, affascinante, tenace, autentico e profondo dell’essenza del rapporto d’amicizia e della ricerca del ritorno alle proprie radici.
La storia nell’arco di quindici anni di un gruppo di amici del Wisconsin. E’ un buon romanzo, che tratta i temi delle radici, dell’andare a cercare fortuna fuori, del tornare per portare qualcosa a casa e magari ripartire di nuovo. Scritto bene, toccante, validi i personaggi. Musica, sogni, sesso, amore, la terra, la neve e il lavoro nei campi del Wisconsin entrano in pari ed efficace misura nella narrazione. Più di tutto è il valore dell’amicizia e le sue implicazioni che dettano le coordinate a questo romanzo. A mio modo di vedere, un tocco eccessivamente ‘buonista’ impedisce a questo romanzo la votazione massima. Ma a un romanzo decisamente buono, non è lecito chiedere altro.