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Il libro m’era stato suggerito da un apprezzato conoscente purtroppo, ammetto di esserne deluso. Se avessi immaginato che si trattava del solito vano encomio del vecchio e superato ideale socialista, con tante letture che ho da leggere non avrei perso tempo. Già, l’autore inizia a descrivere gli incontri al caffè poi se ne dimentica del tutto. Né dissimula la sua fede nello storicismo infatti, pretende fare una lettura del presente sulla falsariga dell’esperienza maturata dalla democrazia ateniese. Coglie l’opportunità per esaltare Platone ed ogni tanto anche Hegel. Poi procede, riassumendo l’evoluzione del pensiero liberale allude agli “apparenti” successi dell’economia di mercato ed analizza gli equivoci di Adam Smith, per subito passare a generose lodi a Marx, pur condannando Stalin. Certo, non può indicare alcun successo di altri modelli socialisti, così, dal conto delle sirene sembra scivolare verso una sorta di canto del cigno del socialismo. Da buon nostalgico si ostina sugli “equivoci” di Smith, mettendo in evidenza le profezie di Marx. Non un solo commento sulle note confutazioni di L. von Mises, di A.F. von Hayek e senza un’unica allusione a Popper che ha ridotto male le figure di Platone, Hegel e Marx. Poi presenta David Ricado come un liberale pentito, mentre era un noto ed acerrimo laburista le cui teorie e rispettivi disastri saranno riparati dalla ignorata dama di ferro Thatcher. Doppia delusione, all’epilogo, nell’augurio di trovarci almeno un modesto spiraglio di speranza concludo quindi che si tratta del solito elogio all’equivoca dottrina egualitaria, tutta condizionata da un pessimismo congenito dove il militante non può che convincersi delle proprie teorie, guidato dal solito principio secondo cui bisogna CREDERE PER VEDERE, mentre il liberale, solitamente un po’ più umile, non sostiene di sapere, anzi, nelle sue incertezze, si lascia orientare dai dubbi: sa che sbagliando, potrà correggere la rotta infatti, egli non segue la teoria, ma pragmaticamente aspetta di VEDERE PER CREDERE.
Questo libro è parecchio strano… ho avuto spesso la sensazione che l’autore saltasse da un argomento ad un altro senza una relativa motivazione. Il filo conduttore del libro, ovvero il ritrovo al caffè per parlare di filosofia, viene perso senza spiegazione a metà e non farà mai più ritorno. Ripeto la sensazione è di ritrovarsi spesso in mano non lo stesso libro ma più libri diversi. Devo anche dire però di essermi avvicinato parecchio alla filosofia grazie a questo libro…. anche perchè un pourpuri di questo genere scatena sicuramente la curiosità di qualsiasi mente attiva. Un 3/5 più che meritato. Ma non lo ricomprerei…