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In generale più che un corto-romanzo è una sceneggiatura talmente avvincente da lasciare il fiato sospeso, fino alla fine. Ho riscontrato oltre a una proprietà di linguaggio, limpida e nel contempo accattivante…un ritmo che non viene mai a mancare. Sarà il taglio della fraseologia così incisivo, spesso scultoreo… tant’è che rimane difficile allontanarsi dalla pagina, inserire un segnalibro… e non veder l’ora di ritornarci su. Sapere come va a finire Federico, Gian Mario… e il suo staff, diviene un’urgenza assoluta. L’autore converte il suo lato di poeta in una prosa agile,scattante,futuribile. Come pure si avverte l’humus classico nel quale si innesta un’aggettivazione curata, contemporanea… senza mai esagerare. Non è facile! Occorre avere dei filtri personali di elaborazione a 360°, saperli usare con sapienza. Le citazioni, le pennellate sulla Sardegna… beh! L’autore mi hai trasportato tra profumi e momenti a me davvero familiari.
In un periodo in cui consorzi internazionali stanno moltiplicando i progetti di centrali solari nel Sahara, giunge questo libro a prendere la palla al balzo e rilanciarla verso scenari inediti. L’ho letto in poche ore, è un noir sui generis, l’atmosfera vagamente fantastica è tuttavia radicata nel nostro futuro più vicino: sono in campo il funzionamento di una centrale solare nell’estremo sud dell’Algeria, gli interessi delle compagnie petrolifere, la fame nel Sahel, le tempeste magnetiche. La vicenda vive di presagi, episodi onirici, e di fatti improvvisi come emergenze, sparizioni e peggio fatti che colano bollenti dalle rocce del Sahara. I colpi di scena fanno parte di una mutazione che appare direttamente legata ai luoghi in cui si muovono i protagonisti. È un libro destabilizzante e insieme poetico, da leggere