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Solo bagaglio a mano

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Titolo: <strong>Solo bagaglio a mano</strong></br></br>
Autore: <strong>Gabriele Romagnoli</strong></br></br>
Editore: <strong>Feltrinelli</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788807491887</strong></br></br>

<p>Non ingombrare, non essere ingombranti: è l'unica prospettiva che si possa contare fra quelle positive, efficaci, forse anche moralmente e politicamente buone. Gabriele Romagnoli ha avuto modo di pensarci in Corea, mentre era virtualmente morto, chiuso in una cassa di legno, per un bizzarro rito-esperimento. Nel silenzio claustrofobico di quella bara, con addosso solo una vestaglia senza tasche (perché, come si dice a Napoli, "l'ultimo vestito è senza tasche"), arrivano le storie, le riflessioni, i pensieri ossessivi che hanno a che fare con la moderazione. Il bagaglio a mano, per esempio. Un bagaglio che chiede l'indispensabile, e dunque, chiedendo di scegliere, mette in moto una critica del possibile. Un bagaglio che impone di selezionare un vestito multiuso, un accessorio funzionale, persino un colore non invadente. Il bagaglio del grande viaggiatore diventa metafora di un modello di esistenza che vede nel "perdere" una forma di ricchezza, che sollecita l'affrancamento dai bisogni, che non teme la privazione del "senza". Anche di fronte alle più torve minacce del mondo, la leggerezza di sapersi slegato dalla dipendenza tutta occidentale della "pesantezza" del corpo, e da ciò che a essa si accompagna, diventa un'ipotesi di salvezza. Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri. Gabriele Romagnoli centra uno dei temi decisivi della società contemporanea e della sopravvivenza globale e scrive una delle sue opere più saporite, il racconto di una rinascita, di un risveglio.</p>
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Libro dall’incipit interessante che crea aspettative assolutamente troppo elevate per il contenuto dei capitoli successivi. Un susseguirsi di discorsi in cui il punto interrogativo ricorre troppo spesso nonostante induca indubbiamente a riflettere su alcuni aspetti della vita e del modo approssimato in cui spesso la si vive. In sintesi ci si aspetta che questi siano effettivamente i pensieri di un uomo chiuso vivo in una bara seppur in modo volontario. Romagnoli offre spunti di riflessione e sottolinea spesso e marcatamente il carattere transeunte delle cose a cui si da più peso. Ricorre spesso il tema dell’inutilita’, della zavorra, del portarsi dietro cose di cui potrebbe farsi a meno tanto che se fosse stato più prolisso avrebbe reso veramente lenta la lettura.

In sintesi…«se vogliamo camminare spediti nel cammino della vita dobbiamo portare solo un piccolo bagaglio a mano» afferma Gabriele Romagnoli in questo sapiente saggio che ti consiglio di leggere…

La scelta di partecipare ad una simulazione della propria sepoltura con tanto di bara e vestito bianco sembra essere un inizio inquietante. L’autore entra in una dimensione di privazione assoluta, claustrofobica e buia, ma che lo catapulta di rimando ad aneddoti e citazioni, le quali forniscono il supporto alle considerazioni sulla nostra vita ad alta velocità: con il peso soverchio di orpelli e il gran correre in completa cecità. Romagnoli offre delle soste al nostro treno, alleggerendo il carico dei vagoni merci al nostro seguito. Una filosofia semplice ed elementare che ogni viaggiatore attua con «solo bagaglio a mano» per fermarsi a pensare.

Atmosfera iniziale alla ‘Life Extention’ - la ditta specializzata in ‘criogenizzazione’ in Vanilla Sky - quella che si respira alla Korea Life Consulting. Entrambe surreali, solo che la seconda non è fiction è una ditta che relmente ti seppellisce vivo dopo tanto di funerale con crisantemi gialli e nastri neri. È questa l’esperienza che Gabriele Romagnoli ha voluto provare: assistere al proprio funerale per imparare qualcosa sulla vita e campare meglio - mah!… Come minimo si rimane un po’ perplessi di fronte ad una scelta simile sia per chi la fa, sia per chi la propone. La Korea Life Consulting dice che lo fa con lo scopo socio-filantropico di dissuadere i candidati suicidi, molto numerosi in Corea del Sud, (non riesco ad immaginare in quella del Nord), dall’insano gesto, ma magari lucra e gode soltanto nel seppellire la gente viva. E Romagnoli? Non c’era proprio altro modo per riscoprire le belle cose della vita? In fin dei conti basta anche soltanto che ti passino il mal di denti o i dolori mestruali e allora? Allora è un fatto: Gabriele Romagnoli mi piace, e parecchio in questo suo incitamento alla libertà a alla leggerezza. Mi è piaciuto pur non condividendo la totalità della sua filosofia e qualche passaggio alla Anthony de Mello un po’ troppo enfatico. Ha scritto bene questo ‘piccolo manuale di resistenza umana’, questo breve diario di viaggio attorno al pianeta e nel suo mondo interiore, come aveva scritto bene ‘L’artista’, e per il resto, per i perché e i percome profondi, quelli non detti e non dicibili, sono solo fatti suoi - l’oblio è una forma di libertà.

Bello.. Originale.. Forse troppi spunti e alcuni poco approfonditi.. Ma bello .. Non banale..