|
Spesso le fascette sui libri sono menzognere, ma quella di Solo un uomo non lo è. «Alessandra Appiano rivela una conoscenza dell’animo femminile che non ha nulla di effimero, tanto meno di superficiale». Come lettrice mi sono ritrovata completamente in questa definizione. E soprattutto mi sono ritrovata nella protagonista di Solo un uomo, Camilla, una donna generosa, coraggiosa e provata dal suo continuo rilanciare. L’ho sentita vicina proprio come se fosse una sorella? Del resto il tema dell’amicizia e della sorellanza femminile è un tema caro a questa autrice dai tempi di Amiche di salvataggio. Ma il suo ultimo romanzo Solo un uomo si stacca dalla narrativa femminile di genere: è raffinato e colto, con un intreccio sorprendente e mai banale.
Non sono riuscita a finire questo libro, anche se non mi piace lasciare le cose incompiute, ma era così piatto, noioso, finto-cerebrale, insulso che non ce l’ho fatta ad andare fino in fondo. Peccato perchè «Amiche di salvataggio» mi era piaciuto.
Piatto, lento, finito perché non mi piace mollare i libri.
Solo un uomo è il romanzo di Alessandra Appiano che mi è piaciuto di più, anche se di stacca decisamente dei precedenti, perché, stilisticamente e non solo, è il suo libro più ambizioso e complesso. La trama è abbastanza semplice, anche se non mancano i colpi di scena: Camilla stanca della sua vita sparisce lasciando alla migliore amica, Alice, una specie di testamento spirituale, fatto di indizi e buste da aprire al momento opportuno. Alice si mette sulle tracce degli uomini che Camilla ha amato convinta di trovare dei tipi tremendi, capaci soltanto di far soffrire. E invece si dovrà confrontare con uomini che ribaltano gli stereotipi, figure interessanti che danno vita a un serio pensiero sentimentale. Uomini che sorprendono al positivo, come l’ultimo romanzo di Alessandra Appiano.