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Sono io che l'ho voluto

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Titolo: <strong>Sono io che l'ho voluto</strong></br></br>
Autore: <strong>Cynthia Collu</strong></br></br>
Editore: <strong>Mondadori</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788804650263</strong></br></br>

<p>Se è vero che ogni famiglia infelice lo è a suo modo, quella di Miriam e Sebastiano appare dal di fuori normalmente infelice: tra loro qualche discussione, la frustrazione di fondo per una modesta vita borghese, a volte liti furiose seguite da silenzi devastanti (quanto possano essere devastanti i silenzi, Miriam lo impara presto a sue spese) poi, finalmente, la sospirata riappacificazione. Sebastiano la porta fuori a cena, le regala un oggetto desiderato o un viaggio. A Miriam questo basta per andare avanti senza porsi domande. Ma a poco a poco la vera natura di Sebastiano viene a galla. Se Miriam lo contraddice e cerca di farsi valere, lui risponde ignorandola, ostile, fino a che lei sente la propria volontà assottigliarsi e cede, scusandosi. Ai silenzi subentrano ben presto le parolacce, le offese, i pugni gonfi di lui che minacciano, che fanno paura, l'umiliazione di un possibile tradimento. Miriam subisce e perdona perché si sente colpevole: in fin dei conti è Sebastiano che la mantiene, che l'ha preferita a sua sorella Sara l'eterna rivale - lui che l'ha resa madre. Ma quando resta sola col piccolo Teodoro e deve lottare contro il cumulo delle incombenze quotidiane e soprattutto contro il bisogno di sonno che la tortura, ecco che i suoi fantasmi ritornano, facendola sentire ancora una volta non all'altezza. Fino a quando un avvenimento imprevisto la aiuterà a risalire dagli inferi e a riscattarsi.</p>
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Sfogo dal titolo: <strong>L'ho</strong> fatto con mio padre  beh perchè insultate?? non avendo mai vissuto con quest uomo questa ragazza come poteva sentire il legame padre <br/>Il vostro gatto è una tigre Una ricerca dell'Istituto di genomica della Corea del sud, ha dimostrato che i gatti domestici hanno in comune con le tigri la gran parte <br/>MIO MARITO E' UN TRAVESTITO  MA <strong>IO</strong> L'AMO anonima . Mio marito ha 47 anni, <strong>io</strong> 46. Stiamo insieme da 31 anni, sposati da 17, senza figli.La mia è <br/>Immagine del quadro fatta realizzare su indicazione di Madre Eugenia Elisabetta Ravasio, come rich iest o da Dio Padre stesso.<br/>09/03/2015 · «Bene, abbiamo parlato di molte cose. Ma non ne capisco una: come le è venuta l'idea di tornare a parlare proprio di me?». Un uomo d'altri tempi, mite e <br/>Testata di recente..appena aperta la porta avrei <strong>voluto</strong> girare i tacchi ed andarmene ma sono un signore e mi sono sottoposto all'ora di massaggio pattuita <br/>Potremmo stare qui a discutere sulla questione per molto tempo: qualcuno potrebbe farne un discorso di stile (<strong>io</strong> stesso odio mettere l'apostrofo e cerco di lasciare 
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Davvero un bel romanzo! Brava Cynthia Collu! Protagonista assoluta una scrittura raffinata precisa coinvolgente, ma nel contempo misurata e mai enfatica, anche quando la drammaticitá dei temi trattati avrebbe potuto indurre in tentazione. Un libro da leggere lentamente - facile a dirsi, difficile a farsi: l’ho letteralmente fagocitato - per non perdersi la profonditá e l’abilità dell’autrice a pescare, come un secchio dal pozzo, emozioni e sentimenti nei suoi personaggi, ma anche emozioni e sentimenti dentro di te che lo leggi. Da centellinare quindi per non privarsi della gioia di cogliere quelle infinite sfumature, quelle raffinatezze della scrittura, ma anche quei rimandi e quegli omaggi a grandi autori della letteratura che Cynthia Collu, con grazia e senza mai autoincensarsi, ha saputo tributare tra le righe.

Il romanzo racconta magistralmente la storia di Miriam, una donna intrappolata nella propria esistenza verrebbe da dire, intrappolata in quella che avrebbe desiderato fosse la propria vita. Un matrimonio che si sfalda, un marito che la tradisce, la opprime, la maltratta con aggressioni quotidiane che non si esprimono necessariamente attraverso lo scontro fisico: i comportamenti, gli sguardi, le parole sanno spesso ferire ben più perfidamente di un pugno. Madre di un bambino che il marito non desiderava e che è causa di continui attriti, Miriam ha paura del cambiamento, non vuole spezzare i legami - fisici, economici, psicologici - che la legano alla sua realtà e allora, fino al sorprendente epilogo, eccola coltivare sensi di colpa cercando in sé l’origine quello che non funziona più nella relazione con suo marito. Molti lettori si ritroveranno in questa storia o ritroveranno, nei personaggi, parti di sé e della propria esistenza. Sono temi attuali, dolorosi e fin troppo «normali» nella vita quotidiana, temi che sono risolti nel romanzo con una serie di affreschi crudi e realistici che costringono il lettore ad amare e a detestare, in una parola: a partecipare. Intorno a tutto questo una scrittura che incanta, raffinatissima, senza sbavature, fatta di frasi che scavano nelle profondità dell’animo dei protagonisti rivelando, come in un’immagine ai raggi X, aspetti nascosti della loro natura. Uno stile trascinante, limpido, che mi ha costretto, come lettore, a non abbandonare mai Miriam anche quando il libro era chiuso in casa e io mi trovavo lontano, occupato nelle grandi e piccole cose della vita. Un libro che ho cercato di leggere d’un fiato, salvo poi sentirmi un po’ in colpa per aver bruciato una bella storia in tre giorni con sedute di lettura da record (che, sia detto per inciso, hanno rischiato di minare il mio d’un matrimonio) e che, dopo aver girato anche l’ultima pagina, ho posato a malincuore ripromettendomi di rileggerlo al più presto.

Il libro di Cynthia Collu è un percorso che non permette soste. La storia di Miriam si dipana lungo un filo che traccia le sofferenze quotidiane di una donna che subisce disprezzo, umiliazioni, tradimenti e percosse una donna che mai avrebbe pensato di diventare succube, ma che, passo dopo passo, vede la propria vita scivolare lungo il piano inclinato della perdita della propria dignità. L’autrice non fa teatro, non mette in scena patetici drammi famigliari, ma si cala in ogni personaggio capitolo dopo capitolo: è Teodoro, il bambino in un mondo adulto incomprensibile è Sebastiano, il marito che cavalca il proprio ego è Miriam, la moglie e madre che cerca un senso al suo esistere e si aggrappa alla ragnatela della speranza. Non sono gli eventi a tenere avvinto il lettore, quanto piuttosto l’evolversi, la dinamica dei sentimenti e dei comportamenti che portano a riflettere su un tema così attuale e così antico come quello della violenza fisica e psicologica sulle donne, violenza che, lontana da occhi estranei, fa il proprio nido nella famiglia. Cynthia Collu non molla il lettore fino a pagina 267 - l’ultima.

Una storia fatta di tante storie: la storia di un matrimonio tragico, la storia di Miriam, una donna che vive nel tormento, la storia di Teodoro, un bambino che non ha i punti di riferimento che meriterebbe, la storia di Sebastiano. Definire quest’ultimo è difficile: non è un padre, non è un marito, non è un uomo. Ogni personalità viene dipinta a tutto tondo, pur rimanendo al lettore la possibilità di crearsi l’immagine dei protagonisti e di immedesimarsi con loro. La protagonista è Miriam, una donna che vive nella frustrazione e nell’indecisione date da una rabbia repressa che scatena in momenti di forte tensione. Apparentemente non succede nulla, ma il lettore resta sempre con il fiato sospeso aspettando un punto di rottura. Viene descritto il tormento della donna, che ha solo indizi e mai prove, e il suo tentativo maniacale di decifrare tali indizi. Viene evocata la violenza subita, più ricordata che descritta. Forse è questo che mi ha colpita, leggere il ricordo di una violenza che fa più male della descrizione stessa: il ricordo non se ne va. Viene descritto il tentativo della donna di cancellare quanto accade, di coprirsi gli occhi e di trovare giustificazioni: «le lasciava dei segni, ma era lei che aveva la pelle delicata». Vengono descritte le conseguenze di una decisione sbagliata, quella che per una donna è forse la più importante di tutta la vita. Sicuramente è questo che mi ha angosciata di più. Si soffre quando si prende una decisione sbagliata che ha effetti immediati, figuriamoci quando lo si capisce a distanza di anni. Oltre ad essere forte la storia in sè è sicuramente supportata da uno stile direi perfetto per il tema trattato, dove discorsi indiretti e punteggiatura ridotta al minimo permettono un intreccio di fatti e pensieri che fanno arrivare diritti al cuore dei protagonisti. Assolutamente consigliato a chi vuole riflettere un pò.

«Per contare nella società bisogna essere uomini, e uomini si diventa. Così come si diventa donne» Ho amato tutti i personaggi: Miriam, ragazza testarda e tenace durante l’adolescenza, ma fragile e insicura nelle mani di un uomo che UOMO non è stato mai il piccolo Teodoro con i suoi «No» imperiosi e la saggezza di un adulto, Sara, donna libera e solare, protettiva e generosa. Sebastiano no, non riesco ad amarlo: «Mi passava vicino come fossi trasparente. Se gli rivolgevo la parola rispondeva a monosillabi, occupato, distratto, indifferente, irraggiungibile. Vivevo raggomitolata nel suo silenzio, cercavo di dipanarne i fili per trovare l’apertura che mi mettesse in comunicazione con lui. Più mi dibattevo e più il suo sudario mi avvolgeva». L’ho letto d’un fiato perché la scrittrice possiede la capacità di farci scivolare nel dramma a poco a poco, ma in modo inesorabile e ci serra la gola.