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Strade bianche

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Titolo: <strong>Strade bianche</strong></br></br>
Autore: <strong>Enrico Remmert</strong></br></br>
Editore: <strong>Marsilio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2010</strong></br></br>
EAN: <strong>9788831706841</strong></br></br>

<p>Quando gli viene offerto un posto da sostituto orchestrale a Bari, Vittorio, violoncellista in preda ad "astratti furori", decide di partire. Francesca, sua compagna, e Manu, inquieta amica della coppia, si propongono di accompagnarlo, ciascuna con almeno un segreto da rivelare. È l'inizio di un'avventurosa traversata da Torino alla Puglia, sulla vecchia macchina da autoscuola di Manu. Così, lungo le statali di un'Italia magica e invernale, tra fughe improvvise e incontri surreali, notti all'addiaccio e piogge così lievi da sembrare invisibili, il viaggio diventerà per ciascuno dei protagonisti un'occasione per cercarsi e smarrirsi. "Strade bianche" è un romanzo picaresco e intimista a un tempo, pieno di sorprese e cambi di strada inattesi: un viaggio raccontato a tre voci con un quarto passeggero, il lettore, che, in prossimità della meta, si accorgerà del colore indecifrabile di una strada al calare del sole o di un accordo nell'aria a cui non aveva mai prestato attenzione.</p>
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Ingredienti: un viaggio sentimentale da Torino a Bari, tre personaggi in cerca di se stessi e in fuga da problemi irrisolti, una rotta dettata da incontri ed imprevisti, un punto di arrivo che riporta all’infanzia e al cuore della vita. Consigliato: a viaggiatori di malinconie che inseguono ricordi in ogni luogo, a cacciatori di emozioni braccati dalle sofferenze del passato.

Gran bel romanzo, che gode di una scrittura meticolosa e musicale, di rara raffinatezza. La scelta di costruirlo con tre voci narranti incrociate, complementari e dissonanti, non dà mai luogo a incertezze narrative e l’autore si rivela capace di gestire le singolarità dei tre personaggi in modo inappuntabile. I dialoghi sono incisivi, divertenti, ma sanno lasciare il passo ad attimi di sospensione, tra paesaggi innevati, curve, saline (e salite) e castelli impossibili. Bella perciò l’atmosfera generale del libro, che sembra un unico respiro. Ho apprezzato in particolare il personaggio di Vittorio, soprattutto il grande affetto con cui è tratteggiato e raccontato. Questa eterna paura che lo avvolge e lo pervade è una cosa che ti fa venir voglia di prendergli la mano e stringerla, per rassicurarlo di chiudere le finestre per difenderlo o, al contrario, aprirle per fargli trovare il coraggio e la forza per uscire dalla sua stessa prigione. Questa è la cosa che mi ha colpito e coinvolto di più. Questo malessere che tutto mette in bilico, contro il quale non c’è difesa, perché è come essere senza pelle, esposti sempre a qualcosa che non si è scelto né desiderato.

Libro davvero bello, arricchito di molte sfumature interne, in un gioco di allusioni letterarie che brillano senza dichiararsi.Il ritmo narrativo è musica come il violoncello di Vittorio. La scrittura è notevolissima e salva, in somma, la visibilità e la letteratura. Senza mai cadere nel genere ipercoop, i confezionati sottovuoto, da usare e gettare via.

«Strade bianche» si fa leggere in modo travolgente: il ritmo battente degli eventi ti fa voltare pagina perché vuoi sapere quale sarà il prossimo colpo di scena, il prossimo imprevisto che devierà il percorso, ma anche il piano introspettivo è ben curato per tutti e tre le voci narranti, in maniera equilibrata. Mi ha fatto pensare a certi film di Salvatores (turné, etc) per la sua matrice di storia on the road ma soprattutto perché fa parte di quelle belle storie italiane, quelle del riso amaro, dello humour abilmente mischiato alla malinconia.

un libro bellissimo. consigliato vivamente.