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L’autrice si è certo nutrita nella sua formazione dei classici francesi, e dei due racconti, il primo, superiore al successivo, sembra scritto da un Balzac al femminile. Qui una società parigina colta in tutte le sue varianti, per lo più deprecabili, fugge dalla città ormai preda dei nazisti, e l’analisi delle umane debolezze prevale, come è giusto in un romanzo, sull’accuratezza storica. Il secondo racconto è una storia d’amore impossibile, scritta in modo femminilissimo, tra la giovane bella insoddisfatta e sposata francese e un giovane e bello e sposato giovane ufficiale tedesco. Sensi di colpa, sensualità, dovere patriottico, paura delle maldicenze….discreto, ma se il romanzo non fosse stato ritrovato in un vecchio manoscritto e la povera Irene non fosse morta ad Auschwitz la sua fortuna sarebbe stata inferiore, come quella delle sue altre opere, riscoperte dalla critica dopo il ritrovamento di Suite francese.
Non posso che elogiare e apprezzare la scrittura dell’autrice…di un’eleganza unica,mai eccessiva,sempre misurata ma nello stesso tempo molto profonda. Il finale lascia l’amaro in bocca perchè si percepisce che la storia non è terminata…e sapere poi il perchè non è terminata rende tutto più triste. Noi nipoti di nonni che hanno avuto i tedeschi in casa non possiamo che apprezzare queste tematiche e farne tesoro pagina dopo pagina. Voto solo 3 perchè a tratti l’ho trovato un po’ lento e ho faticato a proseguire. Il primo libro che leggo della Nemirovsky,di certo non sarà l’ultimo.
Ho trovato questo romanzo bellissimo! Avrei voluto non finisse mai….resta e si avverte che è un’opera purtroppo incompiuta per il destino dell’autrice! È stato il primo romanzo che ho letto e non ha deluso le mie aspettative! Bello
Nonostante la copertina, a mio avviso, poco azzeccata, consiglio questa edizione poiché l’italiano è al meglio e c’è una preziosa e toccante appendice con i vari commenti dell’autrice mano a mano che la stesura del romanzo prendeva corpo, nonché uno scambio epistolare molto interessante e una dettagliata postfazione. Quanto al libro in sé, davvero incantevole. Il linguaggio è meravigliosamente poetico, delicatamente femminile. Bella l’idea di presentare la guerra sotto diversi punti di vista. La prima parte è un susseguirsi di personaggi dallo scrittore egocentrico, al collezionista di porcellane, alla ballerina bella ma sciocca (modelli tanto superficiali da risultare grotteschi in un contesto tanto tragico), ai personaggi più positivi, come i coniugi Michaud, il figlio Jean-Marie, e Hubert. La seconda parte invece tratta invece con innata raffinatezza dell’attrazione tra Lucile, donna bella e immensamente sola, e il soldato Bruno von Falz, uomo sensibile e ben educato, ben lontano dall’archetipo del tedesco freddo e spietato . In effetti, in tutto il romanzo, la scrittrice sembra sottolineare più che altro il falso servilismo e la passività dei francesi, mentre gli invasori sono descritti tutto sommato in modo abbastanza positivo sono giovani, belli e quasi sempre gentili e ben educati. A far da sfondo alle vicende, uno strabiliante paesaggio, palpitante di vita nel suo mutare delle stagioni. Arrivati all’ultima pagina veniamo pervasi da un grande senso di tristezza, poiché l’incompiutezza dell’opera ci ricorda immancabilmente il destino crudele di questa giovane donna piena di talento, barbaramente uccisa prima che potesse concludere quest’opera magistrale.