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Guido Knopp ha l’indubbio merito di presentare un argomento, a mio avviso, poco trattato dalla storiografia e, fino al crollo del muro, volutamente ignorato dalla stampa e dalla cronaca di oltre cortina. La rovinosa ritirata della Wehrmacht dai territori sovietici, che non si riuscì ad arginare sui confini del Reich, significò l’esodo, per i più fortunati, dalla Heimat ma anche la deportazione, la violenza fino alla morte per quelle molte migliaia di persone che non vollero o non riuscirono ad abbandonare le terre che occupavano ormai da generazioni. Senza eccessivi approfondimenti, che però avrebbero appensantito la lettura, ma con la solita fluidità che lo contraddistingue, Knopp ci accompagna dall’autunno del 1944 all’estate del 1945 all’estrema periferia orientale del Grande Reich Tedesco in 5-6 capitoli ad abbracciare gli episodi più importanti di questa tragica odissea potendo sfruttare, oltre alla cronaca del tempo, i ricordi di coloro che sono tuttora in vita. Giancarlo
Un libro che merita la più ampia diffusione, perchè descrive con accuratezza di particolari e senza forzature la tragica vicenda di quei quindici milioni di tedeschi che alla fine della guerra furono cacciati da territori che appartenevano loro da circa sette secoli. Nel corso di questo immane esodo, circa 3 milioni di loro perirono, di stenti o per mano dei sovietici, ma finora di ciò si è parlato troppo poco. Spero che questo bel libro contribuisca ad accendere l’interesse su questa pagina di storia troppo spesso dimenticata.
“Ogni buon manuale, ogni seria monografia, comprenderanno nell’apparato critico una bibliografia ragionata (…)”. Così si esprimeva Mario Borsa, professore di Storia moderna presso l’Università di Pavia, in un testo del 1980 intitolato “Introduzione alla Storia” (Firenze, Le Monnier). Spiace dover constatare come in “Tedeschi in fuga” (Die grosse Flucht. Das Schicksal der Vertriebenen) manchi una bibliografia e non figurino note esplicative. In un caso, a p.168, si cita il diario del parroco Peikert di Breslavia senza chiarire se si tratti di fonte edita o inedita a p.270 si cita una fonte edita, “Pomerania 1945” di Helmut Lindenblatt, ma non si forniscono le relative indicazioni bibliografiche a p.302 si cita un articolo, datato 1946, del giornalista svedese Stig Dagermann senza specificarne la provenienza. Lacune, queste, che purtroppo vanno a incidere sulla qualità di un libro per molti aspetti utile e prezioso, vista l’estrema rarità di opere aventi per oggetto l’espulsione dei tedeschi dalle province orientali del Reich, avvenuta nel corso del 1945.