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«The Giver» è stato uno dei primi libri distopici che ho letto, è stato quello che probabilmente mi ha fatto veramente rendere conto di cosa effettivamente fosse questo genere. Proprio per questo per me è molto speciale. E’ un romanzo che fa pensare e riflettere, che rimane dentro. Una delle cose per me fondamentali in un romanzo è che mi lasci qualcosa, che mi venga da pensare a quella storia anche molto tempo dopo la lettura. Sicuramente «The Giver» mi ha fatto questo effetto, infatti negli anni che sono passati dalla prima volta che l’ ho letto ci ho ripensato spessissimo. Il fascino di questo libro l’ ha tenuto vivo nella mia memoria. Ora, in vista dell’ uscita del film e grazie all’ uscita della nuova edizione, ho avuto l’ occasione di rileggere questo bellissimo romanzo. Questa seconda lettura me l’ ha fatto apprezzare ancora di più, visto che sono riuscita a cogliere meglio ed a pieno tutto ciò che lo collega/collegherà ai libri successivi. Io amo, adoro ed impazzisco per questi collegamenti, che fanno di questo libro, che all’ apparenza potrebbe sembrare anche autoconclusivo, il primo di una serie con storie intelligentemente intrecciate tra loro. Questo lo rende ancora più interessante e dona a tutta la serie quel qualcosa in più. L’ho trovato ancora una volta particolare, nonostante tutti i libri distopici che ho letto, questo ha qualcosa di speciale. E’ sempre piacevolissimo e stimolante e se durante la prima lettura avevo trovato meno bella l’ ultima parte rispetto al racconto di come questo mondo è costruito, questa volta l’ ho trovata davvero affascinante, tanto quanto tutto il resto e, ovviamente, di fondamentale importanza per il prosieguo di questa meravigliosa serie.
E’ un libro semplicemente fantastico, profondo. E’ ambientata in un futuro, dove le persone hanno dimenticato di vivere per sopravvivere. Un libro che fa riflettere fin da subito. Del resto, è molto scorrevole, e finisce in un baleno, sono rimasto leggermente deluso per il finale…
In una comunità solo in apparenza utopica, dove ci sono regole rigide e severissime per ogni cosa, es: i giocattoli, i lacci per i capelli delle bambine, le biciclette, il vestiario, i colori, i compleanni, i sogni, i sentimenti ecc… vive Jonas. Jonas è un ragazzo omologato a tutti gli altri nella sua società, e al compimento dei 12 anni gli verrà assegnata un’occupazione, scelta accuratamente dagli anziani per lui. Ma alla cerimonia d’assegnamento qualcosa va storto e il suo numero viene saltato, perché per lui gli anziani hanno in mente qualcosa di speciale: lui è il prescelto, sarà il prossimo raccoglitore di memorie. Iniziando il suo difficile addestramento, Jonas scoprirà tutte le bugie su cui si regge la sua comunità e scoperto cos’è il Congedo a cui anziani, bambini o dissidenti vengono sottoposti, una vera e propria eutanasia per liberare la comunità dagli indesiderati, il giovane decide di scappare, portando con sé un bimbo destinato al congedo. Il finale è forse un po’ inconcludente e stentato ma credo che quel senso di incompiutezza lo renda ancor più drammatico, forte, aperto all’interpretazione del lettore. Ora son curiosa di vedere il film tratto da questo libro! Consigliato agli appassionati del genere dispotico e totalitario.