Toglimi le mani di dosso. Una storia vera di violenze e ricatti sul lavoro Scarica PDF EPUB

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Toglimi le mani di dosso. Una storia vera di violenze e ricatti sul lavoro

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Titolo: <strong>Toglimi le mani di dosso. Una storia vera di violenze e ricatti sul lavoro</strong></br></br>
Autore: <strong>Olga Ricci</strong></br></br>
Editore: <strong>Chiarelettere</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788861906556</strong></br></br>

<p>Poche denunce, troppa vergogna. Il racconto di Olga Ricci rompe il muro di silenzio e di ipocrisia che attraversa i luoghi di lavoro. "Il mio capo ci provava, ho resistito, avevo bisogno di lavorare. Non sapevo a chi chiedere aiuto. Poi ho mollato..." Olga ha ricevuto avance e ricatti sessuali per mesi, in attesa di un contratto sempre promesso. Per non perdere il lavoro, ha cercato di resistere come ha potuto. "O ci stai, o te ne vai" il consiglio di colleghe e confidenti. Tutto avviene, come sempre, in pubblico. Ammiccamenti, carezze, inviti a cena... Gesti apparentemente inoffensivi che invece servono a imporre il potere del capo. In privato l'insistenza diventa ossessione violenta, ma la rabbia di Olga resta tutta dentro. In Italia nessuno considera molestie le battute a sfondo sessuale in ufficio, i massaggi sulle spalle, i complimenti imbarazzanti davanti ai colleghi. Chi si ribella passa per bacchettone. Oggi Olga ha aperto un blog sotto pseudonimo. Si chiama "Il porco al lavoro" e ha avuto oltre 120.000 visite. Questo libro parla di noi, dell'Italia e del potere nelle relazioni e nei luoghi di lavoro. Della pigrizia mentale, di una rimozione collettiva e soprattutto della persistente disparità tra gli uomini e le donne, che continuano a essere penalizzate a livello economico e sociale.</p>
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26/04/2017 · La violenza sessuale non è uno scherzo. Non la pensano così gli autori di Amici di Maria, un programma seguito in larga maggioranza da un pubblico 
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Denuncia delle avance e dei ricatti a sfondo sessuale subiti da una giovane giornalista nel nostro paese, dove è ancora comune che molte donne, per fare carriera si sarebbe detto una volta, oggi per avere un contratto più o meno stabile, debbano concedersi al capo di turno, un dazio da pagare, un jus primæ noctis non scritto, ma è anche una denuncia dell’odierno precariato e di come una giornalista sia pagata 400 euro al mese, nonostante laurea, master e esperienza alle spalle. Una denuncia della violenza del maschio italiano verso la donna, che ancora una volta è ricattabile per assenza delle adeguate tutele, in un ambiente di lavoro come quello giornalistico che molti conoscono solo attraverso il prodotto finito, il giornale cartaceo, on line o televisivo. Non è un caso che nella quarta di copertina figurino i commenti di Michela Murgia, che con il suo «Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria» denunciò lo sfruttamento dei lavoratori dei call center e di Riccarco Iacona, giornalista sempre attento ai temi di sfruttamento sessuale. Una storia comune, finché non cambierà la testa di molti uomini.