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Un libro capolavoro come da tempo non capitava di leggere, non per niente ha vinto il premio Goncourt 2009 in Francia ed è stato finalista alla recente edizione del premio letterario Von Rezzori a Firenze: è «Tre donne forti» di Marie NDiaye, splendidamente tradotto dal francese da Antonella Corti e pubblicato da Giunti. «Tre donne con storie e destini diversi ma accomunate da un’incredibile capacità di resistere alla vita?Norah, Fanta e Khadi sono le tre eroine di questo libro che combattono giorno dopo giorno per riprendere il controllo su di sé e sul loro futuro?»: sono tre racconti intrisi di una visionarietà dolorosa, dolcissima, attenta ai minimi dettagli dei paesaggi (le tre storie sono ambientate tra l’Africa e la Francia) ma soprattutto degli animi delle tre protagoniste, anzi, in effetti due, perché nel secondo racconto, Fanta emerge solo «attraverso» gli occhi del marito Rudi, uno dei tre «co-protagonisti» maschili nella prima storia di cui è protagonista Norah si staglia la figura di suo padre e nel terzo quella del ragazzo, Lamine, che aiuterà per un tratto Khadi. Marie NDiaye, nata nella banlieu di Parigi da padre senegalese e madre francese e che attualmente vive a Berlino, autrice di romanzi, racconti e testi teatrali, è riuscita con una prosa impeccabile, avvolgente, straordinaria, dominata da un ininterrotto e bellissimo flusso di coscienza dei tre narratori-protagonisti, Norah, Rudi e Khadi, a narrarci queste tre storie sui legami indelebili con le proprie radici e sulla forza che ci vuole per sentirsi responsabili del proprio destino. E’ un libro che prende sin dalla prima riga e non vi lascia più, credetemi, che ti entra dentro per la forza travolgente che sprigiona «nonostante» tutte le avversità, i rimpianti, i ricordi, le sofferenze, le fatiche che i tre protagonisti devono vivere per risolvere in qualche modo «l’empasse» in cui ognuno si viene a trovare.