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Se volete leggere questo libro dovrete munirvi di carta e penna!decine di nomi, incastri, fatti che spesso restano senza seguito, si ci perde continuamente. Tra tutti i thriller che ho letto, di certo non lo consiglierei.
Libro pessimo, 669 pagine che fanno solo perdere tempo. siccome non mi piace lasciare i libri a metà, l’ho letto fino alla fine, e sono solo contento che sia finito. Prolisso, insensato, costruito male e sviluppato peggio, sconsigliato
Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla lettura di questo primo libro della trilogia che coinvolge l’ispettore Mike Balestrieri. I personaggi sono coinvolgenti, carismatici e differenti tra di loro, e questo ha permesso di affezionarmi ad alcuni. La trama invece è molto complessa e articolata, dove per arrivare al finale, l’autore ha usato piú di una forzatura. Tuttavia la lettura è scorrevole e avvincente, nonostante le 700 pagine, che per alcuni possono risultare eccessive. Ho apprezzato particolarmente l’ambientazione, una Roma meravigliosamente caotica, spinta dal delirio dei successi mondiali, con i suoi eccessi e la sua bellezza. Libro consigliato, voto 4/5
Costantini ha costruito un romanzo davvero ben congegnato. Il libro è sostanzialmente diviso in tre parti. La prima è ambientata nel 1982 e si incentra sulla morte di Elisa Sordi. Il caso pare ispirato alla vicenda di cronaca che vide la sparizione di Emanuela Orlandi nel 1983 (anche il periodo è coincidente e, come Emanuela, anche Elisa è adolescente, brava ragazza e gravita nell’area del Vaticano). La lettura di questa parte è scorrevole, i personaggi sono ben tratteggiati e il commissario Balistreri è un giovane che ha in testa la bella vita più che le responsabilità della professione. La seconda parte cambia totalmente registro: siamo nel 2005-2006, Balistreri è un disilluso della vita e assume antidepressivi (dettaglio in realtà trascurabile perché lo definirei più stressato che depresso). L’ambientazione riflette le problematiche recenti della città di Roma: il problema dei rom, l’integrazione e il suo rovescio, il razzismo, il marciume diffuso anche tra le sfere più istituzionali (la Polizia, la Chiesa). La lettura di questa parte risulta più lenta, si infittiscono i personaggi ed apparentemente non c’è alcun collegamento con la prima parte. Piano piano però si intuisce che l’elaborazione (a dire il vero un po’ macchinosa) costituisce una lunga preparazione per gli avvenimenti della terza parte. Qui si rivela il genio dell’autore: tutti gli eventi disseminati nel romanzo, tutti i personaggi e tutti gli indizi (ottimamente celati) vanno a ricomporsi come le tessere del puzzle. La figura prima indistinta e sfocata assume contorni netti: ma a volte è solo un’illusione, perché non appena hai l’impressione di aver capito (e con un pizzico di presunzione, di aver creduto di anticipare le conclusioni dell’autore), ecco che devi rivedere i tuoi convincimenti, perché i buoni sono cattivi e i cattivi sono buoni, perché non c’è limite alla meschinità umana e perché non sai se il bene sta nella giustizia divina o in quella terrena.