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Bellissimo libro, Caruso ha l’indiscutibile capacità di appassionare e coinvolgere il lettore come se fosse stato anch’esso presente in quei giorni e conoscesse tutti i soldati che cita.
Dopo un interessante primo capitolo, mi sono trascinato con grande fatica nella lettura fino al quarto capitolo, cioè fino a pag.112. Non credo che riuscirò a proseguire oltre, ad arrivare fino alla fine a pag.359, a leggere altre pagine per giunta scritte “fitte come i coriandoli”. Cercavo un libro che spiegasse in maniera esaustiva la tragica avventura dell’Armir nella Campagna di Russia, purtroppo mi sono imbattuto in un libro che finora si è dilungato in massima parte in una sorta di pedante radiocronaca di una feroce e sanguinosa battaglia. Purtroppo, non era quello che cercavo. Non me ne voglia nessuno, in particolare i sopravissuti e parenti di quegli splendidi soldati italiani. Il libro sicuramente sarà valido per tanti altri aspetti, tuttavia bisogna essere amanti del particolare fine a se stesso perché possa riuscire digesto.
Approssimativo e poco tecnico… un esempio? i carri tedeschi li chiama indiscriminatamente «TIGRE» … che stando ai fatti non erano certo shierati lì! …si lascia prender troppo la mano, e nelle descrizioni ci mette un po’ troppo del suo! Nei pro bisogna però dire che offre una visione più amplia dell’evento rispetto a Bedeschi e Rigoni Stern (gli insuperabili classici del genere).
E’ un gran bel libro, capace di trasmettere emozioni forti, a partire dal titolo. Certo, manca dell’esperienza «in presa diretta» di altri classici sul tema e come tutti i libri/reportage basati sui racconti dei protagonisti a volte è un po’ stucchevole e ripetitivo. Ma se volete dei bei romanzi sulla guerra in Russia leggetevi Sven Hassell.