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E’ il primo libro che leggo di Arnaldur Indridason e lo trovo veramente intrigante, nel tipico stile narrativo dei giallisti scandinavi.La storia inizia sottotono,quietamente con i colori freddi dei panorami di quei paesi e pian piano ti trovi immersa in un intreccio di vicende,vite e persone che ti cattura.Continuerò senza alcun dubbio la conoscenza dell’ispettore Erlendur Sveinsson!
Alcuni hanno il coraggio di accostarlo a Mankell… boh, per me qui siamo piuttosto al livello di Dürrenmatt, a un livello molto alto per i miei gusti. In più in questo libro Indridason torna ai livelli dei suoi libri migliori (i primi due tradotti in italiano), con una storia che ti tiene incollato fino all’ultima pagina, amara come spesso è amaro Indridason e il suo personaggio Erlandur. L’idea di costruire queste tre storie che vengono indagate senza esserci alcun vero e proprio sospetto è geniale. Ma a un certo punto si pensa di poter prevedere come andrà a finire. Tutto scontato? No, perché il finale offre una visione totalmente opposta da quello che si poteva immaginare, anche se effettivamente era quello che si temeva/pensava. Più che un’indagine poliziesca è un’indagine sul uomo moderno, sull’avidità, sulla perfidia. Grandioso, anche se gli ultimi (prima di questo) non mi avevano convinto del tutto.
Buon libro anche se effettivamente è un pò scontato, ho apprezzato di più La Signora in Verde e Un Corpo nel Lago. Indridason si legge sempre volentieri, è scorrevole, intrigante e rilassante. Se cercate ritmo e azione dovete leggere altro. Io leggo molti noir scandinavi, e credo che Indridason sia sicuramente a livello di Mankell, HakanNesser, Sjöwall Maj, Fossum Karin che per me sono i migliori.
Quando voglio rifarmi da una lettura che non mi ha entusiasmata, leggo un romanzo di Indridason, ma in particolare amo leggere le vicende del suo personaggio: l’agente Erlendur, detective triste ed ombroso, ma dalla sensibilità acuta. Peccato che questo sia l’ultimo dei suoi romanzi pubblicati in Italia. Sono sincera: all’inizio ero scettica su questo scrittore, ma via via che lo leggevo mi affezionavo sempre di più a questa saga islandese, anche se i nomi e i luoghi sono, come già riferito, quasi illeggibili per noi. Una lettura rassicurante, distensiva? questo va dato atto allo scrittore, che nello specifico del romanzo ha saputo, dal nulla, o solo da una percezione di Erlendur, affrontare un tema delicato come la vita dopo la morte, e contestualmente riportare in vita il caso di due persone scomparse 20 anni prima