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Io penso che chi legge queste recensioni «amatoriali» sia prima di tutto in cerca di un consiglio sull’acquisto. Il mio è che non lo so. Potrebbe anche essere il libro della vostra vita, oppure potreste pentirvi di averlo comprato e darlo via. Io l’ho dato via. Non posso che trovarmi del tutto d’accordo con la prima persona che ha scritto, il/la quale ha esposto in maniera sintetica e perfetta gli aspetti più salienti del libro: complimenti. Io invece aggiungerò un po’ di velenosa cattiveria: penso che la signora Morazzoni sappia molto bene di essere brava a scrivere, e che si sia trovata in difficoltà economiche dopo aver acquistato il suo salotto nuovo in stile Luigi Diciottesimo, e che per pagarselo abbia pensato di sfruttare la sua bravura e sfornare un bel romanzo in cui non c’è scritto niente. Penso che sia un libro scritto a tavolino (in stile Luigi) per cavalcare l’onda dei suoi successi precedenti e guadagnarci un po’. Penso anche che la signora Morazzoni sia colpevole di un grave crimine: cattiva letteratura colposa e aggravata da un ottimo stile non sfruttato.
Il libro è sì difficile da leggere, ma perchè mantiene sospesa sempre la storia e insolute le storie avviate: ma non è proprio questo il trend del nostro vivere? intendo il vivere dentro: l’insistente e non sempre ordinata vita della psiche, quella che motiva e commenta il nostro agire in forme altre rispetto a ciò che si vede di fuori. Così è quell’insegnante con la sua vita in apparenza senza senso: cerca di capire, di vivere e capire. E poi, comunicare: la bimba muta che egli istruisce non è il segno del bisogno di comunicare, della necessità di una «lingua» che ci metta in contatto, che ci faccia capire?
Libro difficile da leggere. Non perché la prosa della Morazzoni non si lasci leggere, anzi.La sua scrittura é un sapido ed armonico fluire che si annuncia preludio ad un parallelo cammino interiore del protagonista. In realtà, il percorso intimistico di quest’ultimo si srotola inattaccato ed inattaccabile da qualunque sentimento che non sia il suo personale tornaconto( e questa inespugnabile aridità basta da sola a far calare l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine…). Non solo. Tutto il libro, dopo le prime pagine, appare come il reiterarsi di un vuoto e sempre uguale a sé stesso esercizio di scrittura ( é forse questa la « Lezione di stile» che l’autrice vuole infliggerci ?). Oltre a questo, nient’altro. I caratteri delineati sono artificiosi, falsi, asserviti alla visione fatalistica ed accidiosa del protagonista. Dall’inizio alla fine ci si chiede ( senza risposta ) : ma dove vuole andare a parare la scrittrice ? In sintesi e per concludere : un testo di cui si può tranquillamente fare a meno.