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Ho letto questo libro dopo aver visto l’omonimo film (che mi è piaciuto moltissimo) e in teoria questo piccolo romanzo, scritto dallo stesso regista, dovrebbe essere la sceneggiatura della pellicola. Ma io non ho trovato proprio nessun aspetto che riconduca queste pagine ad un copione. Spesso i libri di questo genere si limitano a fare un «copia-incolla» del film, ma non in questo caso. Perchè Pupi Avati ha riportato le battute uguali identiche, ma aggiungendo descrizioni degne di uno scrittore a tutti gli effetti. Egli ci restituisce così la storia di Chicca e Lino che, se dapprima era un amore basato sul rapporto coniugale, dopo la malattia di quest’ultimo (il morbo di Alzheimer), il loro affetto diventa come quello di una madre con il proprio figlio. Lino infatti inizia a distaccarsi sempre di più dalla realtà che lo circonda, fino ad abbandonarla completamente rifugiandosi con la mente nel suo beato e innocente mondo d’infanzia e il suo unico legame con quella realtà che ormai non gli appartiene più è costituito dalla sua amata Chicca, senza la quale non può vivere. Lei stessa non lascerà mai e poi mai solo l’uomo che ama, guidata dal forte amore che prova per quel marito/figlio, che le ha regalato una vita meravigliosa. Il romanzo si alterna narrando così la struggente storia d’amore di questi due protagonisti e vari flashback riguardanti l’infanzia di Lino, come se quest’ultimo vivesse due giovinezze contemporaneamente. Tutto il libro è un commovente vortice di emozioni, rivelatore di un bellissimo talento narrativo oltre che cinematografico, capace di restituire con grande sentimento tutto ciò che una terribile malattia come l’Alzheimer comporta.