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Non è il primo di libro di Scerbanenco che leggo e questa lettura è stata una conferma della qualità dell’autore e dei suoi scritti. Nonostante Venere privata sia stato scritto 50 anni fa, conserva una certa attualità, con riferimento ad alcuni temi trattati. Mi ha spiazzato solo l’atteggiamento dell’autore rispetto all’omossessualità: l’uso di appellativi quali invertito, pederasta, squallido terzo sesso, il mutante, mi è risultato sinceramente inappropriato e fastidioso.
Conosco Scerbabenco da tempo, ma solo di rimbalzo, perché amo i film noir di Di Leo che pescano a piene mani dalle sue pagine. Ora posso dire di averlo letto, e anche se ancora non mi so spiegare di preciso cosa sia stato a catturarmi in ‘Venere privata’, il primo romanzo della serie su Duca Lamberti, sta di fatto che è riuscito a portarmi nel suo viaggio tra le vie di una Milano che fu, quella degli anni ‘60. Non certo per Milano in sé, almeno credo immagino penso spero, ma per la tipologia di personaggi che la popolano, un’umanità problematica, ambigua, che per necessità o cupidigia si infila tra le braccia della prostituzione e dell’omicidio, che sceglie, pagandone il prezzo, di avere a che fare con l’eutanasia e l’alcolismo. Tutti temi scottanti, da non sottovalutare visto il luogo e l’anno di pubblicazione, l’Italia e il 1966. Leggevo qui e là che Scerbanenco risulta un autore datato. Bah! Ho alcune foto di mia nonna vecchie e ingiallite, per questo le dovrei considerare meno preziose di quelle che vengono vomitate a catena oggi col digitale? Stronzate. Scerbanenco non corre, non come si corre oggi almeno, non mi pare averne bisogno, è più flemmatico, ha il passo di chi vuol cogliere gli umori della società che lo circonda, semplicemente, e scrivere ciò che vede senza tirarsi indietro.
scrittura assolutamente piacevole e molto scorrevole, peccato per la storia in sè la quale si perde piano piano senza lasciare al lettore alcunchè.
Si sente che è di qualche decennio fa, ma la tensione non cala mai.