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Forse per rendere possibile la lettura di questo romanzo bisognerebbe essere pressochè digiune delle biografie scritte su Charlotte Bronte. Ma come si fa a dimenticare quanto si conosce sulla sua vicenda umana e poi leggere quanto lei scrive su questa «autobiografica»Lucy Snowe? Una sorta di analisi,pesantuccia e costosa come tutte le analisi, ove la spesa non è sempre in denaro sonante, soprattutto quando non si può dire pienamente ciò che si è sentito e si è passato.(La vita è spesso molto più avventurosa dei romanzi). Ogni tanto «L’analisi» si interrompe per ricordarsi che siamo in un romanzo,(e gotico per di più). Suore fantasma, soffitte abitate, giovanotti bellocci che scrivono lettere,ma non più vivi ahimè di una mano che scrive…contessine fatate che camminano a passo di danza, un nevrotico professore che conosce l’ardente eroina pur seppellita nella sua inesorabile plainness. Come dimenticarsi di quell’unrequited love di Brussels? Ai critici è piaciuto? Nessuna meraviglia,essi sono per lo più scrittori incompresi.Charlotte Bronte fu una donna di pregio e una splendida scrittrice,» Jane Eyre» è meraviglioso,» Shirley» fascinoso, ma Villette è un tappeto tessuto con i soliti fili, pieno di nodi e segnato di pallide figure: un tappeto mostrato a rovescio,Il cui diritto era stato ormai irrevocabilmente mostrato nella sua bellezza.
Purtroppo devo segnalare una strana forma di introduzione… che anche in villette , in questo caso antonella anedda, nell introdurre il romanzo dice pure come finisce !!! Guarda caso proprio questo è un fuori schema, io ora nn continuo per nn rovinare il romanzo a qualcun altro…. NN LEGGETE L INTRODUZIONE !!!!! Scritto sul finire della vita di charlotte e dopo aver seppellito molte persone care ma anche in un momento di felicità tra un matrimonio e l arrivo di un figlio…. da leggere. Ps molti come me hanno atteso tanto questa ristampa ..che nn arrivava … piccolo gioiello della letteratura .
La Bronte non si smentisce, avendo letto Jane Eyre di cui mi sono innamorata! Villette, anche se l’inizio l’ho trovato un po’ lento(lo stesso Jane Eyre l’inizio era lento), dalla fine del primo libro in poi mi ha preso sempre più: la maestria di far apparire tutto come se fosse privo di legame, almeno inapparenza la povera Lucy Snowe, i suoi tormenti legati alla propria esistenza, che passa dall’accontentarsi della semplice ricerca di un posto sicuro dove poter vivere, anche passivamente, senza avversità alla scoperta di una piccola parte che di se stessa che credeva non esistesse in lei, ma arriva in superficie, non senza un piccolo «richiamo esterno». Nonostante tutto riesce a trovare il suo posto nel mondo avverso, e forse… anche qualcosa in più…la Speranza non muore mai!
Sono molto combattuta sulla valutazione da assegnare a questo scritto. Non è proprio come me l’ero immaginato, sulla scia del capolavoro Jane Eyre. In Villette emerge in maniera prominente l’aspetto introspettivo dei personaggi unitamente alle divisioni ed ai pregiudizi di carattere religioso (cattolici e protestanti), geografico (francesi e inglesi) e di classe. La Bronte cerca anche di inserire dei «colpi di scena