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Visioni di guerra. La fabbrica del consenso nel cinema hollywoodiano

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Titolo: <strong>Visioni di guerra. La fabbrica del consenso nel cinema hollywoodiano</strong></br></br>
Autore: <strong>Stefano Alpini</strong></br></br>
Editore: <strong>ETS</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788846728852</strong></br></br>

<p>Giovani, oltre le nuvole! Sprezzanti del pericolo! Amano, lottano, sfidano la morte! Questo è Wings!". Da Hollywood a Westpoint il passo è breve. In quasi un secolo di cinema, da Wings del 1927 ai più recenti Patton, generale d'acciaio e MASH, fino a Salvate il soldato Ryan e The Hurt Locker, l'opinione pubblica internazionale si è abituata al dialogo costante tra la cinematografia e i vertici militari statunitensi. Contro questa abitudine radicata, l'analisi sociologica dei prodotti visivi rivela la relazione per quello che è: un gigantesco dispositivo in cui il potere politico, militare e cinematografico si compenetrano, inscrivendosi intimamente nella storia strategica americana e determinandone la singolarità. La produzione di strategia e la sua attuazione sono quindi legate a una produzione cinematografica specifica, un "cinema di sicurezza nazionale" pervaso da grandi temi sociopolitici che propongono un'interpretazione per immagini. Siamo nell'ambito di uno dei settori caratteristici della sociologia visuale, quello sulle immagini, il cui obiettivo è far entrare l'immagine nel processo di conoscenza della realtà sociale e in cui la particolare dimensione scelta (visuale) viene considerata un fenomeno sociale totale, rivelatore di quella rete di interconnessioni che costituisce il sistema socio-culturale o, più semplicemente, la "società umana", a cui il sociologo o l'antropologo rivolgono la propria attenzione. Introduzione di Roberto Faenza.</p>
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Dove si parla di tutto tranne che di cinema, e quel poco che c’è sul cinema è un copia-incolla di citazioni da Brunetta, Alonge, Valantin. Mah…