|
D’accordo, questo libro non è il più bello che ho letto in vita mia, ma la sua originalità gli ha meritato un punto in più. I libri sugli zombie solitamente sono splatter e violenti, non sono propriamente il mio genere, ma questo ha una dolcezza inaspettata. In molti libri e film del genere, i superstiti cercano una cura, per Marion è l’amore, io lo trovo un messaggio molto forte e positivo. Stranamente però, perché è raro che succeda, ho preferito il film.
Mi vergogno a dirlo, ma è la prima volta che apprezzo un film più del libro da cui è tratto. Warm Bodies non mi ha intusiasmato: si perde in frasi che dovrebbe essere a effetto, grandi ragionamenti, ma alla fine risulta… Beh, un pò ridicolo.
A mio avviso, posso affermare con certezza che questo libro è bello solo per un quarto. L’atmosfera post-apocalittica è resa all’inizio in maniera egregia: morte, desolazione, distruzione, la perenne aura di solitudine e il degrado di un mondo morto si sentono e si percepiscono fin dentro le viscere e le descrizioni raccapriccianti di uccisioni raggiungono il loro macabro e sanguinoso scopo e vale lo stesso anche per il lento e graduale processo di formazione del protagonista R, uno zombie diverso e molto più sensibile dei suoi compagni. E inoltre, lo dico col cuore, mi sono piaciuti moltissimo i momenti di intimità fra R e Julie (sebbene lei sia un’odiosa ochetta superficiale), in cui pian piano lei vince la diffidenza nei confronti di lui, permettendo così la nascita fra loro di una tenera amicizia. Il vero problema arriva nei tre quarti restanti del romanzo: da semplice e tormentato zombie, R ci propina infinite pagine di filosofia ed elucubrazioni mentali sul suo cambiamento interiore (che, devo ammettere, gli fa perdere tutto il suo fascino iniziale), dei ricordi dell’ex ragazzo di Julie (quelle pagine sono a dir poco insostenibili da tanto sono soporifere), del giro turistico infinito di R per una delle poche città di sopravvissuti, senza nemmeno spiegare in maniera dettagliata come l’umanità si è organizzata per sopravvivere alla situazione post-apocalittica? Io non sono riuscita a immaginarla. Per di più, mi ha infastidito parecchio lo stile dell’autore (o come l’ha reso la traduttrice, non lo so) che è molto puerile, ricco di quegli odiosi termini tipicamente giovanili. Vi sono perfino parecchi contenuti stupidi e ridicoli! Quanto avevo nostalgia della prima parte! Insomma, avevo grandi aspettative, non vedevo l’ora di leggerlo, mi aspettavo una storia dolcissima e romantica (e, credetemi, di romanticismo ce n’è ben poco) e invece mi ritrovo un misto fra un trattato filosofico platonico, una guida turistica e un memoriale condito con uno stile orrendo!
Non c’entra nulla twilight, questa è una storia a se con un finale suo, e molto umoristica, nonostante si pensi male degli zombie, qui non sono solo morti che camminano, in questo mondo non sono sempore esistiti, è come un morbo una malattia e distrugge le persone, distrugge la loro umanità ha una bella morale, so possiamo definirla così. Io lo consiglio a tutti.