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Un libro privo di qualsiasi consistenza, prosaico e che non dice nulla di nuovo: la libertà è data dal denaro, il coraggio non basta! L’impietoso riassunto che emerge dalle 1000 e 1000 elucubrazioni dell’autore è il seguente: se guadagnate meno di 1500 Euro al mese, siete single e non avete almeno 2 case di proprietà, scordatevi il downshifting! Se lo avesse quantomeno specificato in epigrafe, ci saremmo risparmiati il costo del libro! Attraverso le sue parole di condanna al sistema capitalistico e alla società basata sul denaro, Perotti dimostra di esserne rimasto inesorabilmente schiavo avendo basato la sua presunta libertà quasi unicamente sul proprio cospicuo patrimonio di partenza. Bravo Perotti, si fa presto a parlare coi soldi! E quindi: operai, impiegati e neo-laureati lasciate pure ogni speranza! La libertà è per pochi, come tutte le cose belle. Vivamente sconsigliato alla cosiddetta «generazione 1000 euro».
Il libro l’ho cercato tra gli scaffali di una libreria, la settimana scorsa. L’ho letto quasi d’un fiato, scoprendo, mentre lo leggevo, che ha avuto un enorme seguito mediatico quando è uscito. Io ne ho sentito parlare solo di recente. Sarà che cinque anni fa certi pensieri non mi sfioravano ancora. L’ho trovato interessante. Perotti non è l’unico a essersi posto certe domande e non è l’unico a proporre certe riflessioni, ma non mi sembra neppure che cerchi di farci credere di essere l’unico uomo illuminato sulla faccia della terra. Il libro cita altri autori, altre esperienze. Penso sia interessante perché, oltre a rilanciare determinate riflessioni, racconta una storia, che, come tutte le storie, racconta un punto di vista, quello di uomo forse non ricco di famiglia, come l’autore tiene a sottolineare, ma certamente benestante. Il pubblico a cui si rivolge è evidentemente un pubblico con un reddito medio-alto (verso la fine del libro, quando si parla del famigerato denaro, i conti vengono fatti su stipendi di 5.000, 3.000 e 1.600 euro mensili, che non sono esattamente gli stipendi medi in Italia). Pur non facendo parte di quel target, ho trovato comunque il libro interessante e penso che possa far riflettere anche chi, sensibile al tema, cerca di sbarcare il lunario con 800/1.000 euro al mese. Tutto sommato, mi verrebbe anche da dire che chi guadagna 800/1.000 euro al mese in un certo senso è avvantaggiato in questa operazione di downshifting rispetto a chi ne guadagna 5.000, perché è già abituato a un costante esercizio di gestione della precarietà. Come diceva Bob Dylan, «when you got nothing, you got nothing to lose». Sarebbe bello un giorno poter scrivere all’autore e dirgli che qualcuno ce l’ha fatta anche con 800/1.000 euro al mese.
Buona l’introduzione legata alle motivazioni che dovrebbero spingere una persona a lottare per un po’ più di liberta. Secondo me bisognava specificare sin da subito che il libro era rivolto dai ricconi in su. Mediocre la parte per chi vuole cambiare vita con uno stipendio di 1600 euro (medio ??!!!) diego
«Adesso basta» è un ottimo elemento di rottura, permette al lettore di liberarsi dalla «camicia di forza» cui è costretto dalla società e dal sentimento comune. Ma questo libro (da qui il voto medio da me espresso matematicamente contro l’ottimo voto che trapela dalla recensione scritta) lo si può davvero, realmente e pienamente apprezzare solo dopo aver letto la seconda fatica di Simone Perotti, «Avanti tutta». Prima di giudicare «adesso basta» leggette anche «Avanti tutta» ed ogni pagina del primo libro vi risulterà perfettamente chiara e percorribile.