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Che dire? Ben altra cosa la biografia di Turing scritta da Hodges…
Questa biografia di Alan Turing ha un unico pregio: convincere il lettore a comprarsi quella scritta da Andrew Hodges. Turing era omosessuale, e la sua omosessualità è stata la causa del suo suicidio, quindi è chiaro che essa è un tema fondamentale. Ma questo non dovrebbe significare leggere tutta la vita del matematico inglese in chiave omosessuale, a meno che uno non voglia farsi ridere dietro scrivendo ad esempio che «la strategia attuata da Turing di aprire il suo lavoro riassumendo tutte le rivendicazioni degli oppositori prefigura i manifesti per i diritti dei gay degli anni Cinquanta e Sessanta» (pag.189 ma avrei potuto scegliere tanti altri esempi). Aggiungete che Leavitt, a differenza di Hodges, non è un matematico e quindi non riesce a spiegare chiaramente l’Entscheidungproblem oltre a prendersi qualche topica sulla zeta di Riemann, e rincarate la dose con i danni di traduzione ed editing che riescono a scrivere la lista dei numeri naturali invece che quelli primi e a non accorgersi che se stai parlando di cifratura di una frase in inglese non puoi tradurla lasciando identica la frase cifrata, sennò l’esempio non ha alcun senso come potete capire il risultato finale è che dalla lettura di questo libro non guadagnerete nulla.
Il libro affronta la vita e la morte del grande Turing, genio incompreso dell’informatica, morto suicida a 41 anni dopo essere stato perseguitato per la sua omosessualità Nei primi capitoli brilla la luce del famosissimo articolo «on computable numbers with an application to the entscheidungproblem
dire che è molto diverso dal Leavitt che conosciamo è dire nulla. Sembra solo una lunga sequenza di formule matematiche incomprensibili (chissà se le ha capite lo stesso Leavitt che si è sempre dichiarato scarso in matematica). Praticamente da non riuscire ad andare oltre le prime pagine.