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Travaglio ci traghetta da una sponda all’altra dell’Acheronte, con una vergata al giorno sulla schiena di noi che assistiamo interdetti all’inarrestabile scomparsa della nostra democrazia. L’ovvio tramonto della sinistra volontariamente impotente e il nuovo rigurgito sulla scena politica di purulenti omuncoli senza dignità, nè scrupoli, nè vergogna a rappresentarci. Il tutto raccontanto con la consueta tragica ironia. Un pittoresco quadretto dell’Italietta della seconda (evanescente) repubblica da tramandare ai posteri. Perchè non s’illudano esista limite al peggio.
Marco Travaglio si è trasformato da agguerrito cronista giudiziario a primo giornalista d’Italia.Questi editoriali al fulmicotone ne costituiscono l’ulteriore prova. Sono la bussola morale per guardare con distacco e disgusto al degrado, non solo economico, in cui i politici attuali hanno sprofondato l’Italia con intrighi di Palazzo e bavagli all’informazione nei mass-media. Travaglio è diventato l’interlocutore scomodo più detestato dalle mafie che infestano questo Paese. Adorato dai lettori,egli rappresenta il migliore erede di Indro Montanelli e della sua «VOCE» liberale.